Avventure sonore – parte prima Agosto 19, 2024 No Comment Avventure sonore – parte prima Ricordo perfettamente il primo studio di registrazione professionale che ho visitato. Era, credo, nel 1976, e avevo appena assemblato il mio “Home Studio” con un registratore a 4 tracce Teac 3340S, che ero riuscito a ottenere tramite un contatto con i magazzini della NATO. Questo dispositivo era una vera novità per me, poiché offriva la possibilità di utilizzare il “Symul-Synch”. Con questo sistema, era possibile sovraincidere nuove parti musicali dopo aver registrato un primo passaggio, un’innovazione che semplificava notevolmente il processo di registrazione e che esaltava la creatività.All’epoca, il concetto di home recording era ancora poco diffuso, e io rappresentavo un po’ un’eccezione. La mia attrezzatura, per quanto limitata, era il frutto di un grande impegno e della passione che nutrivo per la musica. Oltre al Teac 3340S, avevo un bellissimo Revox A77a stereo a traccia piena, elemento fondamentale per il mio lavoro. Questo strumento mi permetteva di trasferire le registrazioni su un “master”, garantendo una qualità sonora che nel mio piccolo studio non avrei mai potuto ottenere altrimenti. Utilizzavo un mixer Teac Model 2, un attrezzo spartano a 6 canali di ingresso e quattro in uscita. Dotato di fader per regolare il volume, ingressi per linea e microfono, il mixer includeva anche un rudimentale sistema di EQ basato su due filtri: uno passa-alto con la possibilità di selezionare frequenze a partire da 100 o 200 cicli, e uno passa-basso con frequenze fissate a 5000 o 10000 cicli.Dal manuale di questo mixer avevo appreso una buona parte delle informazioni necessarie per realizzare delle registrazioni decenti. Utilizzavo anche i miei due microfoni Sennheiser MD421, un altro pezzo raro per quel periodo, in grado di catturare le sfumature sonore in modo eccellente. Credo che questa attrezzatura, sebbene limitata e rarissima a quel tempo, sia stata fondamentale per formare la mia tecnica di registrazione, che si basava sul corretto posizionamento del microfono e sull’ascolto attento della sorgente sonora, al fine di riprodurla nel modo più fedele possibile.Quando si presentò l’opportunità di visitare lo studio di registrazione di Peppino Di Capri, situato in via Zanfagna e dal nome evocativo di “Splash!”, colsi al volo l’occasione. Era un’opportunità straordinaria che prometteva di arricchire la mia esperienza e il mio bagaglio culturale. Entrando nella regia, provai un brivido di eccitazione. Il mio cuore batteva forte mentre mi guardavo intorno. Con uno sguardo rapido e curioso, individuai il banco di missaggio Cadac, con il suo inconfondibile colore crema e gli equalizzatori con le manopole puntate verso il basso, come se aspettassero solo me per essere manovrati. C’era un registratore a 16 piste, non ricordo la marca, ma potrebbe essere stato un Ampex, dotato di una bobina da due pollici. La presenza di due enormi monitor Tannoy Buckingham dal suono cristallino mi colpì profondamente, amplificando ogni nota e ogni sfumatura della musica. Inoltre, c’era un rack di effetti che comprendeva alcuni processori della Eventide, vera tecnologia all’avanguardia per l’epoca, che prometteva di arricchire i suoni in modi che non avrei mai osato immaginare nel mio piccolo studio.Quel giorno imparai che restare in un angolo ad osservare ciò che accadeva mi permetteva di apprendere moltissimo. Questa si rivelò una buona abitudine che ho potuto sfruttare molte volte negli anni successivi e che mi ha fornito un gigantesco bagaglio di informazioni di prima mano. Ho avuto anche la possibilità di confrontare le mie tecniche di registrazione con quelle di altri, magari più esperti, e di scegliere quella che più si adattava al mio stile. Ogni sessione che osservavo era come una lezione aperta, un’opportunità per cogliere dettagli che altrimenti sarebbero sfuggiti. Ricordo molte cose di quella sessione: l’odore caratteristico delle macchine accese per ore, quel suono ovattato e incredibilmente avvolgente, e l’atmosfera calma ma ricca di eccitazione, che caratterizzava quei momenti creativi da fissare su nastro magnetico.Fu allora che notai, dall’altra parte del vetro, un musicista che stava suonando la chitarra, il mio strumento. Stava ricevendo istruzioni attraverso il “Talkback”, un microfono posizionato sul banco di missaggio che trasmetteva le indicazioni al musicista isolato acusticamente nella “Sala di ripresa”, davanti al microfono. Vedere come un artista interagiva con il tecnico del suono e come entrambi si sforzavano di ottenere il miglior risultato possibile era un’esperienza affascinante. In quei pochi minuti fui esposto alla magia dello studio di registrazione, e la passione che ancora oggi mi elettrizza ebbe il suo glorioso inizio.Tornato nel mio studio, ascoltai le mie registrazioni attraverso i Monitor Pioneer a tre vie, in una stanza non trattata acusticamente. Cominciai a riflettere su come migliorare la situazione nel mio studio casalingo. Era chiaro che per raggiungere il livello qualitativo che avevo appena sperimentato, dovevo investire tempo e risorse nel migliorare la mia attrezzatura e l’acustica della mia stanza. Fui spinto a studiare di più, a cercare nuove tecniche e a esplorare le infinite possibilità che la tecnologia audio poteva offrire.Iniziò così un viaggio di incessante miglioramento, durante il quale sperimentai, provai, e fallii molte volte. Ogni errore, tuttavia, si trasformava in una lezione, alimentando la mia determinazione. L’emozione di avere un microfono di fronte a me, giorno dopo giorno, diventava una fonte di ispirazione, e i miei sogni di realizzare musiche di alta qualità si facevano strada dentro di me.Con il passare del tempo, i frutti della mia dedizione cominciarono a emergere. Cominciai a collaborare con altri musicisti, a produrre brani e a perfezionare il mio stile. La mia prima esperienza allo studio di Peppino Di Capri rimase un punto di riferimento fondamentale nella mia carriera, un ricordo vivo che mi motivava a superare i miei limiti e a inseguire la mia passione con rinnovato vigore.Così, quell’innocente visita in uno studio di registrazione professionale non solo accese in me una scintilla, ma ha dato il via a un’odissea musicale. Oggi, mentre guardo indietro a quel momento cruciale, mi rendo conto che quella giornata rappresentava non solo un’incredibile opportunità di apprendimento, ma anche l’inizio di un percorso fatto di creatività, passione e, soprattutto, amore per la musica. © 2024 Massimo Carola – Maxsound Publishing, NapoliTutti i diritti riservati. Audio Adventures, Max's CornerShare : Tweet ‹ “Mirjiu” «racconta di storie, miti e personaggi della Calabria»